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Young Adam: From Its Premiere at the Edinburgh Film Festival

by roberta a. joppolo

Young Adam, il nuovo film del regista scozzese David Mackenzie, apre con un'immagine davvero significativa che varrebbe la pene di ricordare per tutta la durata del film, e che probabilmente invece, molti trascureranno di notare. Un cigno bianco nuota nell'acqua torbida del canale e, come sempre in questo caso, appare nell'aspetto calmo ed elegante, poi, lo stesso cigno viene inquadrato ripreso da sott'acqua, dove invece le sue zampe si muovono freneticamente. La scena mi ha subito fatto pensare che spesso le cose sono molto meno belle di come appaiono in superficie ed anche molto più complicate.

In 'Young Adam' un tale concetto trova conferma. E' un contrasto netto e deciso quello evidenziato: da sopra o da sotto la superficie. L'immagine, in particolare, non vuole far pensare necessariamente ad un aspetto bello e ad un brutto di una stessa cosa, piuttosto, che un aspetto è più complicato e complesso dell'altro; probabilmente, si vuole solamente dimostrare che le due cose sono fondamentalmente diverse.

La breve e significativa immagine precede infatti l'arrivo del corpo di una giovane donna che galleggiando raggiunge Joe, un giovane operaio imbarcato su di una chiatta ancorata sul Canale Clyde a Glasgow, che con Les, suo datore di lavoro, lo ripescano a terra. Les è sposato con Ella ed hanno un figlio, Jim. Abbastanza semplice. In superficie.

Velocemente siamo resi partecipi del fatto che Joe ed Ella, proprio sotto gli occhi dell'ignaro marito, sono coinvolti in una relazione, piuttosto incomprensibile, in quanto particolarmente caratterizzata da una reciproca aridità e dalla mancanza vera e propria di un sentimento che li unisca. Le prime scene di sesso del film - ce ne sono molte - seguono un vero e proprio modello stereotipato; Joe avvicina Ella, lei gli dice qualcosa che conferma il suo disinteresse, ma il suo corpo, al contrario, non oppone alcuna resistenza. Lei è stanca di Les e si concede con troppa facilità a Joe (il concetto di concedersi alla tentazione del momento è forse la chiave di interpretazione del titolo stesso). Poi, la storia evolve lentamente, pazientemente, ed in modo del tutto imprevedibile. Il corpo della donna ritrovato all'inizio si rivela essere un fondamentale elemento più importante di quanto si possa immaginare, mentre Joe, continua la sua vita come sempre, non certamente riservando ad Ella in esclusiva le sue attenzioni di carattere sessuale.

Joe fa uso del sesso come di un mezzo per aggiungere colore alla sua altrimenti triste esistenza, anche se non pare certo trarne particolare piacere e soddisfazione. Attraverso l'uso di scene in flashback, veniamo a conoscenza di Cathie, una donna del passato di Joe che, almeno così sembra, lo ha amato non solamente sul piano fisico. Non possiamo però dire altrettanto di lui e forse, nemmeno lui stesso lo sa esattamente. Li vediamo infatti insieme dividere momenti affettuosi, ma anche di grande amarezza, e soprattutto, li vediamo in una scena che certamente resterà impressa nella memoria di molti e che non mi ha risparmiato qualche brivido. Si tratta infatti di una di quelle scene per cui, alla fine, non ero del tutto certa di come mi sarei dovuta sentire; intendo dire cioè, incerta se i personaggi in causa si stessero divertendo oppure, se stessero cercando un modo per esprimere la loro rabbia interiore. Immagino però che entrambe le ipotesi siano in qualche modo anche se contrarie, compatibili.

In un film in cui la trama procede lentamente e raramente si surriscalda creando tensione vera e propria, l'attenzione e l'interesse del pubblico in sala, dipendono unicamente dalla qualità espressiva della sceneggiatura e della recitazione.

La sceneggiatura, come nell'opera letteraria originale da cui è stata tratta, è a dir poco, curiosa; il dialogo è essenziale, sporadico e straordinariamente così povero ed opaco che l'unica cosa che mi ha fatto pensare è che fosse a tutti gli effetti molto simile a quello che molte persone hanno nella loro realtà quotidiana, piuttosto che quello scritto appositamente per il copione di un film.

E questa non vuole certo essere una critica, soprattutto quando si prendano in considerazione le singole interpretazioni degli attori in questione. Joe è interpretato da Ewan McGregor e questa, senza alcun dubbio, è anche la migliore della sua carriera. Ed è certamente anche la sua più accurata e difficile parte, per la delicatezza e l'impegno che un tale ruolo ha certamente richiesto. L'attenzione messa nel calibrare così attentamente le proprie emozioni potrebbe addirittura passare in un primo momento, inosservata, facendo dimenticare quanto in realtà sia difficile e complesso per un attore, saper dosare le proprie emozioni ed allo stesso tempo, conservare la propria tridimensionalità. Si tratta certamente di un personaggio intrigante che, costantemente, non ha mancato di sorprendermi per la sua imperscrutabilità ed imprevedibilità. Nel conoscerlo meglio, impariamo che legge molto e che una volta ha tentato anche di scrivere - fallendo peraltro anche per aver usato il tempo che avrebbe dovuto dedicare alla scrittura per cucinare quella crema inglese che lo avrebbe portato direttamente all'eccentrica scena cui ho accennato prima…e che vi lascerò scoprire da soli - e che avrebbe voluto andare in Cina.

Tilda Swinton interpreta Ella proprio come una tipica moglie dell'epoca - la storia è ambientata negli anni cinquanta - che conduce una vita che forse non è proprio così tipica, come per esempio, la relazione con Joe. La sua abitudine di chiedere a Joe se vuole una tazza di te nei momenti più improbabili, conferisce al film un leggero tocco d'umorismo. Suo marito, Les, è qui interpretato da Peter Mullan. Quando viene a conoscenza della relazione della moglie, il suo personaggio si comporta con molta coerenza con quella che è la sua vera indole, e non come convenzionalmente accade quando un marito scopre che la moglie lo tradisce.

In particolare, i personaggi non esprimono apertamente se stessi e le forti emozioni di cui sono vittime, e quando succede, lo fanno inaspettatamente e questo, ci invita ad osservarli meglio e più da vicino ( come nella scena quando Ella e Joe, piuttosto crudelmente, ridono della sventura di Les). Il film peraltro è girato con calma e studiata attenzione, con molte scene ambientate nel buio quasi totale e moltissime inquadrature la cui simmetria cattura per la precisione usata, come quando l'immagine della chiatta scompare lentamente cedendo il passo ad un tunnel oscuro. La scena non risulta sgradevole e nemmeno troppo appariscente (forte), bensì assolutamente perfetta in rapporto all'ambientazione ed all'argomento trattato.

Young Adam è un film paziente, che fa riflettere, fatto apposta per un pubblico paziente e riflessivo, oltre che per un pubblico adulto. Le inquadrature spesso indugiano e si soffermano sui singoli personaggi, e questo certamente provocherà un leggero senso di irrequietezza in alcuni spettatori, mentre altri invece si ritroveranno ad indagare e cercare di scoprire cosa mai passi nella mente dei protagonisti, oltre la facciata, sotto la superficie.

Il film termina piuttosto bruscamente, ma probabilmente è proprio il momento più emozionante ed anche il finale più coerente. In alternativa, Joe avrebbe dovuto fare qualcosa, o meglio, comportarsi come non avrebbe mai fatto prima, il che sarebbe del tutto improbabile quanto inverosimile; oppure, un finale più roseo, positivo e felice. Personalmente, preferisco l'ambiguità e la coerenza della fine scelta da Mackenzie. L'intero film è ambiguo, così come lo sono i personaggi. Sono esseri umani prigionieri delle loro vite insulse ed opache, che immobili, non vanno da nessuna parte.

****1/2 (su 5)

Issue 15, September 2003


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